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In questo sito troverete informazioni e approfondimenti sugli attacchi di panico (o crisi di panico) e sul disturbo di panico.
ATTACCHI DI PANICO
COSA SONO E COME CURARSI SENZA I FARMACI
Gli attacchi di panico, detti anche crisi di panico, rappresentano delle crisi d’ansia o paura acuta, improvvisa, che esplode rapidamente, che solitamente dura da pochi minuti ad alcune decine di minuti e che si manifesta con sintomi ben noti e facilmente riconoscibili sia fisici che psicologici.
Tra i sintomi fisici degli attacchi di panico possiamo trovare palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto (tanto che molto spesso vengono scambiati per un infarto), brividi o vampate di calore, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento o instabilità, vertigini.
Tra i sintomi psicologici degli attacchi di panico troviamo un profondo senso di insicurezza, la paura di perdere il controllo e di impazzire, la sensazione di essere paralizzati, la paura di morire e la sensazione di essere staccati dalla realtà e da se stessi (il sentirsi confusi e disorientati).
Gli attacchi di panico non costituiscono in se un disturbo e colpiscono l’11% della popolazione; ma coloro che sviluppano un vero e proprio Disturbo di Panico sono molti di meno. La differenza la fa sostanzialmente il contesto ambientale e la struttura della personalità dell’individuo.
Un problema psicologico abbastanza diffuso tra le persone che soffrono di attacchi di panico è la perdita della loro autonomia e indipendenza.
Successivamente al primo attacco di panico infatti, spesso sviluppano una cosiddetta ansia anticipatoria cioè l’ansia di essere colpiti da altri attacchi di panico, ciò che molti definiscono, a ragione, paura della paura. L'ansia anticipatoria a sua volta aumenta la probabilità del verificarsi di nuovi attacchi di panico o di un attacco paucisintomatico, innescando in tal modo un circolo vizioso autoalimentante che aggrava uteriormente la condizione esistenziale dell'individuo che si trova costretto (spesso malvolentieri) ad evitare certe situazioni (andare al risorante, in luoghi affollati, in aereo, ecc.) o a limitare/eliminare comportamenti come l'uscire da casa da soli, l'andare a fare la spesa, l'uscire con gli amici ed anche il recarsi nel posto di lavoro (con le drammatiche conseguenze che ciò può comportare).
Spesso gli individui che hanno sofferto o che soffrono di attacchi di panico riferiscono di non capire il motivo che ha scatenato l'attacco: in tutti questi casi è di grande aiuto il sostegno che può fornire un bravo professionista Psicologo che, con le opportune attenzioni, è in grado di aiutare l'individuo a capire, a fare i necessari collegamenti e tutte quelle associazioni utili all'individuazione delle vere cause di quella condizione di sofferenza che procurano gli attacchi di panico, che l'individuo "immerso" in quella condizione emotiva difficile da autogestire, non è in grado di fare da solo.
Il trattamento degli attacchi di panico è spesso basato su diversi tipi di tecniche di intervento Psicologico (finalizzati ad agire sulla causa e sui sintomi) e sull’uso di psicofarmaci (finalizzati ad agire solo sui sintomi ma non sulle cause); possono anche essere un ottimo strumento di supporto le tecniche di rilassamento basate sulla respirazione diaframmatica.
Diagnosi degli attacchi di panico
Criteri diagnostici per gli attacchi di panico secondo il DSM-IV-TR.
Secondo il DSM-IV-TR, gli attacchi di panico sono caratterizzati da un periodo limitato di intensa paura o disagio, durante il quale almeno quattro dei seguenti 13 sintomi si sviluppano improvvisamente e raggiungono il picco di massima intensità nell’arco di circa 10 minuti:
Sintomi degli attacchi di panico
1) Palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia.
2) Sudorazione.
3) Tremori fini o a grandi scosse.
4) Dispnea o sensazione di soffocamento.
5) Sensazione di asfissia.
6) Dolore o fastidio al petto.
7) Nausea o disturbi addominali.
8) Sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento.
9) Derealizzazione (sensazione di essere staccati dalla realtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi).
10) Paura di perdere il controllo o di impazzire.
11) Paura di morire.
12) Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
13) Brividi o vampate di calore.
Solitamente gli attacchi di panico hanno un inizio improvviso che raggiunge rapidamente il suo massimo, di solito nell’arco di 10 minuti, ed è spesso accompagnato da un senso di pericolo, di catastrofe, di morte imminente, di perdita del controllo, di impazzire o di avere un infarto cardiaco o un ictus.
Tipi di Attacchi di Panico
Secondo Il DSM-IV-TR inoltre vi sarebbero tre tipi di attacchi di panico. Tale distinzione, spesso poco considerata nelle diagnosi, è di grande utilità ai fini dell'individuazione delle loro possibili cause.
- Attacchi di Panico inaspettati nei quali l'esordio non è consapevolmente associato con un fattore scatenante situazionale, ossia si manifestano spontaneamente, a ciel sereno. La diagnosi di Disturbo di Panico richiede che almeno alcuni degli attacchi di panico siano di questo tipo. Il fattore "consapevolezza" dunque svolge un ruolo centrale in questa tipologia di attacchi di panico; una reazione psico-fisiologica così intensa deve necessariamente essere innescata da uno o più fattori. In questo caso i fattori sono inconsapevoli e cioè l'individuo non è in grado di individuarli da solo, ciò che rende indispensabile l'intervento di un aiuto esterno che da una parte sia in grado di aiutare il paziente a contenere i sintomi, dall'altra ad individuare i veri fattori scatenenati e ad imparare ad affrontarli in modo adeguato.
- Attacchi di Panico provocati dalla situazione, in cui gli attacchi di panico, quasi invariabilmente, si manifestano durante l'esposizione a determinati fattori situazionali o nell'attesa/aspettativa che essi stiano per comparire; tali attacchi sono più tipici della Fobia Sociale e delle Fobie Specifiche. Anche in questo caso è bene specificare che tipicamente l'oggetto fobico in grado di scatenare l'attacco di panico ha assunto tale funzione in seguito ad un apprendimento che ha portato alla formazione dell'associazione tra quel preciso stimolo fobico e la reazione automatica di paura. Questa forma di apprendimento sembra essere legata in modo diretto agli stessi meccanismi neurobiologici che sottendono il ben noto fenomeno del condizionamento alla paura.
- Attacchi di Panico sensibili alla situazione, che hanno più probabilità di manifestarsi in seguito all'esposizione al fattore situazionale scatenante, ma non sono invariabilmente associati ad esso (cioè possono anche non verificarsi in quella situazione). Per la diagnosi è richiesto il manifestarsi di attacchi di panico inaspettati. Sono presenti sia nel Disturbo di Panico che nella Fobia Sociale e nelle Fobie Specifiche. Questo tipo di attacco di panico sembra riflettere molto bene il ben noto fenomeno del renewal, in cui uno stimolo di paura precedentemente appreso e poi sottoposto ad un processo di estinzione, torna ad essere in grado di suscitare la risposta di paura nel contesto di apprendimento originario o in nuovi contesti.
E' benea specificare che tutte le tipologie di attacchi di panico descritte dal DSM-IV-TR, compresi gli attacchi di panico “inaspettati”, ed anche il criterio proposto dall’ICD-10, sono comunque da considerare come episodi provocati sempre e inevitabilmente da uno o più fattori scatenanti, più o meno "tangibili" e dei quali l’individuo può essere più o meno consapevole. Spesso infatti il lavoro dello Psicologo in questo tipo di problematica, consiste proprio nel fornire al paziente il supporto necessario alla presa di coscienza di tali fattori scatenanti al fine di imparare a gestirli autonomamente.
- Attacchi Paucisintomatici
Gli attacchi Paucisintomatici, costituiscono un tipo di attacchi identici agli Attacchi Panico tranne per il fatto che l'ansia improvvisa è accompagnata da meno di 4 dei 13 sintomi richiesti dal DSM-IV per la diagnosi di attacchi di panico, o anche da altri sintomi particolarmente imbarazzanti o inabilitanti come la minzione involontaria, malori di vario genere, svenimenti, ecc.
E' bene sottolineare che, accanto alla distinzione tra attacchi di panico e attacchi paucisintomatici così come proposta dal DSM-IV e dall’ICD-10, è buona regola tener conto anche dell’intensità dei sintomi su elencati; non sono rari i casi in cui gli individui riferiscono meno dei 4 sintomi necessari per la diagnosi di attacchi di panico ma di un’intensità tale da creare uno stato di disagio del tutto equiparabile a quello prodotto da attacchi di panico “veri e propri”. Nella valutazione di questa categoria di disturbi dunque è bene considerare non solo il numero dei sintomi riferiti, ma anche la loro intensità ed il grado di capacità invalidante nella vita sociale, affettivo-relazionale, lavorativa e creativa dell’individuo. A queste compromissioni inoltre bisogna aggiungere tutta quella serie di disturbi psicosomatici che spesso accompagnano gli stati ansiosi intensi e prolungati (disturbi gastro-intestinali, cefalee tensive, emicrania, disturbi cardiocircolatori, ecc.) che, in alcuni casi, se protratti per un periodo di tempo prolungato (cronici) possono condurre anche a disturbi di una certa importanza.
Inoltre non smetteremo mai di sottolineare i danni secondari all’uso indiscriminato e spesso ingiustificato degli psicofarmaci, anche nel caso degli attacchi di panico. A causa dei loro ben noti effetti collaterali, della dipendenza farmacologica e della tolleranza (dosi sempre più alte per ottenere lo stesso effetto) che essi comportano, li farmaci dovrebbero essere presi in considerazione solo nei casi in cui gli strumenti psicologici e comportamentali non siano in grado da soli (specie nelle fasi acute del disturbo) a risolvere il sintomo e, anche in questi casi, con le dovute cautele.
TRATTAMENTI
NON-FARMACOLOGICI
DELL'ANSIA PATOLOGICA
Per il trattamento dell'ansia patologica in tutte le sue forme è fortemente consigliabile adottare un approccio integrato che consenta in breve tempo di ridurre l'intensità e la frequenza dei sintomi ansiosi e, contemporaneamente, a cercare le cause reali dello stato ansioso e a sviluppare strategie e mezzi adeguati per farvi fronte, nella direzione di una remissione definitiva del disturbo.
Un esempio di approccio integrato è quello che fa uso contemporaneo dei seguenti strumenti non farmacologici e di dimostrata efficacia:
- Biofeedback e Neurofeedback (per i sintomi dell'ansia e per i disturbi spesso correlati - emicrania, cefalea tensiva, dolori muscolari, disturbi gastro-intestinali, ecc.)
- Colloquio Psicologico (per la ricerca delle cause reali dell'ansia patologica e per lo sviluppo e attuazione delle strategie psicologiche e comportamentali volte a risolvere definitivamente il problema).
- Igiene del sonno (di fondamentale importanza per eliminare un insieme di fattori ambientali e comportamentali che comrpomettono la qualità del sonno, aumentando a dismisura il livello di stress cronico e l'intensità e frequenza della risposta ansiosa, e spezzare il frequente circolo vizioso ansia-stress-insonnia).
- Tecniche di rilassamento tradizionali (basate sostanzialmente sulla respirazione e concentrazione)
- Tecniche di rilassamento con stimolazione audio-video (tecniche di rilassamento e di concentrazione con supporto di stimolazione luminosa (LED) e uditiva con frequenze d'onda variabile a seconda dell'obiettivo, volte a facilitare l'instaurarsi dei ritmi EEG legati agli stati di rilassamento).